Business Coaching, grande sconosciuto: parla di azione e parlerai di Coaching

Non si può negarlo: è un termine entrato nella quotidianità, una di quelle parole cui siamo in grado di assegnare un significato generale, anche se talvolta è difficile calarlo nella propria realtà, soprattutto nel momento in cui si parla di Business Coaching, ed è lì che lo comprendiamo ma lo riteniamo al contempo “un grande sconosciuto”.

Da qui voglio partire: condividere quello che è il Coaching!

Mi piace definirlo attraverso l’identificazione di alcune parole chiave, credo che queste rendano meglio l’idea di tante definizioni o punti di vista, ecco le mie legate al concetto di Coaching (badate non solo “business Coaching”):

-consapevolezza

-fiducia

-scelta

-responsabilità

Andiamo con ordine:

la consapevolezza (delle proprie potenzialità), aumenta la fiducia in sé stessi (autostima), che porta ad effettuare scelte consapevoli e consente all’individuo di assumersi la responsabilità del proprio successo (e quindi impegnarsi a fondo), ancora la responsabilità porta ad un miglioramento delle performance, ma primariamente innesca un importante cambiamento volto alla crescita individuale.

Questo è quello che amo definire il “circolo virtuoso” del Coaching: un lungo percorso che vale la pena intraprendere.

Un percorso che accompagna l’individuo (con la propria peculiarità e distintività) al massimo rendimento attraverso un processo autonomo di apprendimento. È il Coachee l’attore principale che, attraverso il confronto definisce l’area su cui vuole lavorare, fa chiarezza rispetto all’obiettivo e costruisce consapevolmente il suo piano d’azione. Il Coach offrirà lui un metodo, attraverso cui compiere queste tappe fondamentali.

Fin qui tutto “scorre” in modo abbastanza liscio: Coaching inteso come relazione asimetrica tra Coach e Coachee in cui l’attore principale è il secondo con i propri obiettivi e il proprio piano d’azione.

Ma… cosa succede in ambito aziendale?

Cosa avviene nel momento in cui la relazione non è “a due” ma subentra un terzo soggetto che è il committente, ovvero la “realtà organizzativa” che “affida” il proprio collaboratore al coach? E diciamolo, pone delle aspettative sia nel collaboratore che nel Coach?

In questo caso si chiede all’organizzazione un altro tipo di approccio (rispetto a quello chiesto quando si offre un servizio di consulenza-formazione), che deve essere -in alcuni casi- metabolizzato: si chiede di dare vita ad un processo di Coaching fondato su una partnership orientata al cambiamento (con il Coach e il suo collaboratore), dove la Direzione potrà condividere il piano d’azione del suo collaboratore, comprenderne i legami e gli impatti organizzativi, vederne i risultati senza, tuttavia, avere visibilità del percorso compiuto, che rimane un rapporto riservato tra Coach e Coachee.

Sicuramente una bella sfida, che vale la pena di essere colta, poiché le ricadute organizzative possono essere notevoli.

C’è infine un altro elemento chiave, che è bene sottolineare in ambito organizzativo, ovvero ciò che distingue un processo di Consulenza da un processo di Coaching.

Il primo, offre conoscenza, strumenti, oltre che sistematicità e metodo, il consulente consiglia, indirizza.

Il secondo, offre un metodo che permetta di:

-acquisire consapevolezza rispetto alle proprie potenzialità

-chiarire i propri obiettivi

-costruire autonomamente un piano d’azione coerente con le proprie potenzialità e obiettivi

Il Coaching non interviene sul recupero dei gap (dove subentra la consulenza e la formazione), ma sullo sviluppo delle potenzialità mettendole in evidenza e allenandole. È un percorso lento e difficile poiché la consapevolezza e la crescita non si attivano immediatamente, bisogna aver pazienza e lavorare sodo.

Detto questo… perché ci si dovrebbe avvalere di un Coach sapendo che non è colui che gioca la partita al tuo posto, non è colui che ti rende la vita facile, anzi è colui che ti sottopone interrogativi, ti obbliga a darti delle risposte, ti porta ad agire, (ma agire davvero)… in sintesi, ti complica la vita?

Perché il Coach è colui che è in grado di identificare quel mix di competenze e capacità che ti appartiene, ti supporta nell’identificazione di azioni concrete, ti rende consapevole, ti porta a costruire un piano d’azione coerente e finalizzato, identificare le strategie utili a superare le difficoltà e le problematiche che potresti incontrare sul tuo percorso.

È l’alleato nel raggiungimento dei tuoi obiettivi: non agisce per te, ma ti spinge ad agire!

Queste righe ti hanno incuriosito? Hai una area su cui vuoi lavorare? Questo è buono… non perdere l’occasione di agire!

Michela Bertocchi

Coach Professionista e Formatore


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